Il 29 agosto 2016, Google ha sottoscritto il Privacy Shield, un risultato importante e significativo per la protezione dei dati personali dei cittadini europei e per la promozione dell’economia digitale tra i diversi Paesi.
Per chi non ne è a conoscenza, il Privacy Shield sancisce i requisiti da soddisfare per garantire la protezione dei dati trasferiti dall’Unione Europea agli USA durante le transazioni commerciali transatlantiche.
Come si è arrivati al Privacy Shield
Fino ad ottobre del 2015, le aziende europee e statunitensi aderivano al Safe Harbor che è stato poi invalidato dalla Corte di Giustizia Europea, generando grande confusione nelle operazioni che prevedevano il trasferimento dei dati.
Finalmente, nel luglio 2016, dopo un lungo processo di approvazione durato due anni e mezzo, la Commissione Europea ha adottato il Privacy Shield a tutela della privacy digitale dei cittadini europei. Infatti, le norme previste andranno a regolamentare l’utilizzo dei nostri dati da parte delle aziende e l’accesso da parte delle autorità americane ai dati europei.
Le conseguenze del Privacy Shield per gli utenti Google
A seguito dell’accordo, Google si impegnerà a rendere i propri prodotti e servizi conformi ai nuovi standard richiesti. Per beneficiare della protezione dei dati personali, secondo le normative stabilite, ai clienti di Google non è richiesta alcuna azione da intraprendere. E il certificato di Google sarà presto disponibile qui.
Oltre al Privacy Shield, Google continuerà a proporre clausole contrattuali europee ai clienti delle Google Apps e a quelli della Google Cloud Platform. Inoltre, sulla base del lavoro svolto negli ultimi anni con le Autorità Europee per la Protezione dei Dati, Google sta scegliendo di cooperare con cooperare con loro nelle indagini legate al Privacy Shield.
Milioni di aziende in tutto il mondo si affidano a Google per gestire le proprie attività ed è importante riuscire a soddisfare tutti i requisiti normativi richiesti attraverso diversi strumenti di conformità.